lunedì 28 agosto 2017

BLOGTOUR: Wonder Woman. Warbringer di Leigh Bardugo - Presentazione + Estratti

Oggi il blog riapre, dopo le tanto agogniate, e meritate ^_____^ ferie.
Riapriamo con il botto, con un libro che sono sicura vi piacerà...



Diana è una giovane principessa amazzone e vive su un’isola sperduta, completamente ignara di ciò che accade nel resto del mondo. Alia è una ragazza newyorkese ricca, orfana di due famosi biologi. Due mondi agli antipodi, due vite completamente diverse… almeno fino a quando la nave di Alia naufraga proprio sulle coste amazzoni, e Diana la salva. Presto sull’isola iniziano a scatenarsi tempeste e terremoti e una strana febbre si diffonde tra le sue abitanti, spingendo Diana a consultare l’Oracolo. La sua rivelazione è sconcertante: Alia non è una giovane qualunque, bensì una Warbringer, ovvero l’erede della stirpe di Elena di Troia destinata a portare guerra e distruzione. Ucciderla o purificarla, queste sono le uniche alternative per salvare il pianeta. Prima come improbabili alleate e poi come amiche, le due ragazze si troveranno costrette loro malgrado a unire le forze e ad affrontare insieme nemici potenti e persino divinità antiche, nel tentativo di liberare Alia da questo terribile destino. E con lei il mondo intero.






Vi lascio qualche estratto.

Non si partecipa a una corsa per perdere.

Sulla linea di partenza Diana si molleggiava sulle punte dei piedi, i polpacci tesi come corde di arco, le parole della madre le risuonavano nelle orecchie. Una folla strepitante si era radunata per assistere agli incontri di lotta e alle gare di lancio del giavellotto
che decretavano l’inizio delle Nemesie, i giochi dedicati a Nemesi, ma l’evento che tutte aspettavano era la corsa. La notizia che la figlia della regina avrebbe partecipato alla competizione si propagò sugli spalti come un’onda.


Non mi serve la fortuna, si disse. Io ho un piano. Voltò la testa da una parte e dall’altra, lanciando un’occhiata alle amazzoni schierate sulla linea di partenza come guerriere pronte alla battaglia, e si corresse: Be’, un po’ di fortuna non guasterebbe. Il suo obiettivo era la ghirlanda di alloro, che al contrario di qualsiasi tiara o corona reale ci si doveva guadagnare, e non si poteva ricevere per diritto di nascita.
Poi gettò lo sguardo verso la folla. Scorse la chioma fiammeggiante che incorniciava il volto lentigginoso di Maeve e sogghignò, ostentando sicurezza. Maeve ricambiò il sorriso e rivolse i palmi verso il basso, formulando con le labbra una raccomandazione:
Calma.


Non si partecipa a una corsa per perdere.
Diana sincronizzò l’andatura al ritmo di quelle parole; i piedi nudi battevano il sentiero sterrato che tagliava il Bosco di Cibele per raggiungere la costa settentrionale dell’isola.


«Non ti mancano mai le tempeste?» aveva chiesto a Maeve un pomeriggio, mentre si crogiolavano al sole sulla terrazza del palazzo reale, ascoltando i cupi brontolii di un temporale lontano. Maeve era morta nella battaglia di Crossbarry; le ultime parole sulle sue labbra erano state una preghiera a santa Brigida d’Irlanda. Era nuova dell’isola, almeno per la media delle amazzoni, e veniva da Cork, dove le tempeste erano frequenti.


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